segunda-feira, 13 de junho de 2011

"ORAÇÃO DO AMOR"
Senhor,


Ilumina meus olhos
Para que eu Te veja em todos os acontecimentos..
Enche meu coração com
a divina fé, para sempre louvar
o vosso nome e arranca de mim o orgulho e a presunção.
Senhor,
Faz de mim um ser humano realmente justo...
Planta em meu coração
a sementeira do amor
E ajuda-me a fazer feliz
O maior número possível
de pessoas, para ampliar seus dias
risonhos e resumir suas noites
tristonhas...
Transforma meus rivais em companheiros, meus companheiros
em amigos e meus amigos em
entes queridos...
Dá-me, Senhor,
O sabor de perdoar
mantendo sempre
em meu coração Somente o AMOR!

terça-feira, 7 de junho de 2011

LA MIA VITA

LA MIA VITA

Così raccontò M. Benedetta..
Io ho vissuto un’infanzia felice, in mezzo alla campagna, circondata dall’affetto dei miei genitori e dei miei fratelli, che mi amavano molto. Mi ricordo ancora dei campi verdeggianti dove giocavo, delle fonti cristalline dove mi dissetavo...dove insieme ai miei amici, miei coetanei, ci divertivamo...
Avevo11 anni quando la preoccupazione iniziò ad attraversare il cuore e le parole dei più vecchi...intuivo che stava succedendo qualcosa di molto grave.
Un giorno, molto presto, mia madre ha detto: figlia dobbiamo andare via, le truppe di Napoleone sono già molto vicine e dove passano distruggono tutto, non possiamo restare qui per molto tempo...
Ho vissuto il dolore di lasciare ciò che più amavo...guardavo i monti per l’ultima volta. In quel giorno, non riuscivo a vedere bene l’alba all’orizzonte, una brezza suave e fresca lo innondava tutto. Poco a poco, intanto, ci allontanavamo dalla città, tutto spariva davanti a me. Al mio fianco, la mia famiglia camminava con fatica, stavamo lasciando tutto camminando verso un nuovo orizzonte che si apriva davanti a noi, con la speranza che il sole tornasse a brillare.
A 15 anni, una allegria profonda è nata dentro di me, un godimento nella mia anima, qualcosa che io non sapevo definire, decifrare, una attrazione. Dio era il mio confidente, mio amico, colui con il quale condividevo ogni sorriso, tutte le lacrime, la mia felicità, io ero felice... Lo sentivo vicino a me, come la carezza del vento sul mio viso, il profumo dei fiori che impregnava tutta l’aria...Lui mi chiama in modo tanto chiaro, che non avevo dubbi, era LUI. Era come una sicurezza senza limiti in mezzo all’oceano.
In questi momenti, comprendevo che Lui era l’oceano, in cui la mia vita trovava senso.
Questa follia di amore doveva essere corrisposta... Per questo, un giorno, mentre tutti dormivano, nel silenzio della notte, mi sono alzata con cautela, ho preso la valigia che mi ero preparata e sono andata a cercare un posto fuori dalla città, dove poter realizzare il mio sogno.

Ho camminato per alcune ore, già cominciavano ad apparire i primi raggi di sole, quando ho raggiunto la caverna...
Guardavo con attenzione, cercando un angolo dove collocare le mie cose...ho preso un’immagine della Vergine Maria e una del Cristo, e ho improvvisato un piccolo altare. Li è cominciata la mia esperienza di solitudine e silenzio...
Qualcosa di più grande di qualunque amore umano mi aveva portato fino a quel luogo, non era un mio capriccio.
Il primo giorno passò... Quando la fame cominciava a stringermi lo stomaco, per sfamarmi ho mangiato radici e erba, era un luogo ricco di vegetazione.












“Il nostro essere è un insieme di domande che solo in Dio
possono trovare la risposta giusta e una felice realizzazione”
(HP)

Dopo aver mangiato ciò che la natura mi offriva ringraziavo Dio per tanta generosità...Ero felice. Quando scendeva la notte, l’oscurità avvolgeva tutto...allora, mi rendevo conto che ero lontana dalla mia casa, da mia madre e da tutto l’affetto che mi donavano. Pensavo alla preoccupazione che stavano sentendo per la mia scomparsa, ma dormivo in pace, perchè ciò che sentivo in quel momento era più grande della preoccupazione dei miei famigliari.
Così sono passati cinque giorni, non avevo tempo per annoiarmi, ogni giorno era
un’ opportunità per amare, per dedicarmi a Colui che amavo e da cui mi sentivo amata, mi sentivo sedotta.
Il peggio è successo il sesto giorno, mentre passeggiavo tra le piante, pensando alla bellezza della creazione, un forte grido mi spaventò, gridavano il mio nome, allora mi sono accorta che erano voci conosciute, erano i miei genitori.
Mi sono svegliata come da un sogno. Mentre tentavo di spiegare il motivo della mia fuga, sentivo mio padre che diceva: “Smettila con queste sciocchezze, tu ti sposerai come tutte le ragazze. Stai mettendo in ridicolo tutta la famiglia! In tutta la città non si parla che di te! Sei consapevole di quello che stai facendo?”
Non potevo difendermi.
Sono tornata a casa, ero molto giovane, ho obbedito agli ordini dei miei genitori, non avevo scelta.
Mentre vivevo la mia vita, lavorando, vendendo frutta e verdura, ascoltavo con attenzione ciò che le persone mi dicevano, e sentivo che il mio cuore si infiammava al sentire le storie di bambine abbandonate che vagabondavano per le strade e si concedevano con leggerezza, senza nessuno che si curasse di loro.
Per i miei genitori io ero appena una bambina che si occupava delle faccende di casa, nel frattempo, nel mio cuore, ardeva un desiderio che io stessa non potevo comprendere, lasciandomi guidare da una mano misteriosa che mi conduceva verso la mia nuova storia.
Dopo cinque anni, sembrava che la monotonia cominciasse ad impadronirsi del mio spirito, quando comparve un giovane. Era allegro, spiritoso... il suo modo di essere mi incantò, e c’era un vero interesse reciproco.








“Nelle misura in cui la Chiesa sventolerà la bandiera della “vita intima con Dio” ,come missione evangelica, scorgeremo una nuova primavera nel modo di essere Cristiani “ (HP)



Mio padre se ne accorse, ma a quei tempi le cose non erano tanto rapide come oggi, lui si chiamava Giovanni.
I mandorli fiorivano e io mi sentivo come loro, fiorendo interiormente, qualcosa di nuovo mi invadeva il cuore come se stessi scoprendo un nuovo modo di amare.
I miei genitori erano molto contenti di sapere che il mio cuore ardeva per un giovane, dato che fin dalla mia adolescenza, soffrivano vedendomi un pò diversa dalle altre bambine.
Abbiamo deciso di sposarci nella basilica di Pavia, il 7 febbraio del 1916. Era tutto decorato con fiori. Giovanni e io ci imbarcavamo in un nuovo progetto, che vedevamo come “ progetto di Dio”.
Avevamo tutto per essere felici: lavoro, con cui procuravamo il denaro per il nostro sostentamento, una piccola casa, amore reciproco, impegno e dono e... il mistero che ci avvolgeva, rendendo ogni giorno sempre più grande il nostro donarsi reciprocamente.
Ma nel mio cuore, continuavano a risuonare le parole delle signore ricche che passavano per il mio negozio, e “queste bambine lasciate al loro libero piacere”, i giorni passati nella grotta, tutto mi faceva pensare ad un dono più profondo della vita. Ma come si poteva realizzare tutto ciò se avevo Giovanni nella mia vita? Cosa ne avrebbe pensato lui?
Eravamo sposati da due anni e, certe notti, come di abitudine, quando chiudevamo il negozio, ci sedevamo stanchi davanti al camino, fu qui che lui si accorse che qualcosa mi preoccupava...
“Dio non ci ha donato dei figli”... lui mi accarezzava chiedendomi se era questo il pensiero che mi turbava!
Mi sono commossa profondamente per il suo comportamento. Quella notte abbiamo parlato molto, e siamo riusciti a comprenderci. Giovanni non poteva vedermi triste, era sempre pronto a darmi forza. Confessò che aveva già percepito la mia tristezza e sapeva bene ciò che mi disturbava, mi angustiava.
Insieme, Giovanni e io abbiamo deciso di ingrandire l’amore che ci infiammava il cuore. Con il cuore libero, abbiamo deciso di vivere una vita “casta”, sacrificata, ma che ci conduceva ad una vita più feconda. In quella notte ho ringraziato Dio per avermi aiutato a condividere i mie pensieri e per la comprensione di Giovanni. Il mio cuore vibrava tanto, che mi sentivo come inebriata da un “amore divino”.
Il sogno che i miei genitori avevano ucciso risorgeva di nuovo nel mio essere.
Mia sorella Maria si ammalò per otto anni, a lei ho offerto tutta la mia attenzione e il mio aiuto. Per lei non ho risparmiato nè tempo nè forza, poichè sapevo e sentivo che Dio mi chiedeva questo dono. Una luce mi conduceva per strade che io non immaginavo.










Questa è la mia vocazione: rispondere all’amore di Dio che mi ama da tutta l’eternità!
(HP)




Nel 1825, Maria è morta. Giovanni continuava a stare al mio fianco. Una certa mattina, ho compreso che ciò che io facevo, era poco rispetto alla grandiosità della vita e ai suoi appelli. E’ allora che ho deciso di donarmi a Dio...sarei andata in un convento, cosa che coltivavo nel cuore da molto tempo.
Giovanni ha fatto lo stesso, si è recato presso il convento dei Somaschi e ha domandato che lo acettassero come laico.
Li, nel silenzio, mi sono sentita libera. Il mio cuore vibrava a sentire le parole del Vangelo. Passò la Primavera e arrivò l’estate, con l’autunno intravedevo i rami secchi attraverso la mia fiestra. I miei sogni, i miei ricordi assumevano un nuovo colore e, ancora una volta, tornavano nella mia mente le bambine di Pavia! Vagabondando per le strade, da un lato all’altro, senza che nessuno le notasse o rivolgesse loro un’attenzione, uno sguardo affettuoso.
Arrivava la notte, ancora una volta nella mia vita, come una sinfonia di silenzio, rotto, soltanto, dal ritmo soave del suono dell’acqua che scendeva da una cascata, trascinando con se tutto ciò che riusciva a raggiungere... Li stava Lui, il giovane che mi mostrava le bambine perdute, senza direzione...!
Si, io diventerò madre di queste giovani, lo prometto! In quel momento mi svegliai! Stavo nel mio letto, sudavo e bruciavo di febbre, il mio cuore batteva molto forte.
E’ cosi che, non mi ricordo bene come, sono guarita.
Nuovamente ho preso il mio fagotto e, come in altri tempi, ho percorso ogni passo di un lungo cammino, cantando di gioia. Un nuovo orizzonte si apriva davanti a me. Quelle bambine avevano rubato il mio cuore e sono diventata pellegrina nel cammino appassionato della vita.
Avevo voglia di abbracciare le montagne, attraversare i fiumi, salire sugli alberi, fino ad arrivare di nuovo a Pavia.
Giovanni non mi lasciò mai sola, era un uomo buono, affettuoso. Mi accompagnò a Pavia in questa nuova avventura, decidendo di vivere al mio fianco senza che gli altri lo vedessero, in umiltà.
Io e Giovanni eravamo li. Invitammo le prime giovani che desideravano cominciare una nuova vita.
Condividemmo tutto con loro, impararono a leggere, a scrivere... Parlavamo del senso della vita, come doveva essere vissuta e valorizzata,





“Abbiamo bisogno di fare silenzio nel nostro cuore per ascoltare la voce di Dioin mezzo alle preoccupazioni di ogni giorno.
Gesù è vivo!Cammina sempre al nostro fianco.”(HP)

dandole un nuovo significato. Parlavamo delle difficoltà, degli amici...la maggior parte di loro era sola.
Avevano bisogno di dare e ricevere l’affetto di una madre che insegnasse loro a vedere la vita in un altro modo. Che si occupasse di loro e gli desse coraggio, che le aiutasse a comprendere i propri errori. Esse riempivano la mia vita, e il mio cuore si emozionava. In esse, vedevo il volto di Dio senza fare nessuno sforzo, era un’esperienza gratificante.
Una notte, nella cappella, Dio mi ha fatto sentire una forte sensazione, i miei occhi brillavano per una sorprendente emozione. Mi ha fatto provare il sapore di una ripetuta e incomparabile esperienza. Io mi aprivo alla presenza di Dio e mi lasciavo accarezzare dalla sua amicizia, il più eloquente di tutti in mezzo ai profumi della primavera.
Per me, , restava il cammino più provocante, più doloroso e, ancora una volta, Dio mi fece sperimentare l’amore, prima di affrontare il calvario, perchè non venissi meno.
Contavo sull’appoggio di Giovanni e alcune compagne che desideravano condividere questa missione. Donare la mia vita e le mie energie per quelle giovani, e sentire ogni mattina, quella fonte che zampilla nel cuore, che vive solo per Dio.
Nella mia anima bruciava una fiamma che mi consumava, fu quando furono inferti i pimi colpi, iniziva il martirio: “...era una farsa! Ucccide le sue figlie! Le chiude nella cantina della sua casa!” In quel momento, il mio cuore sussultò. Come potevano pensare una cosa simile? Tutte le false affermazioni arrivarono al Vescovo.
La croce arriva quando meno ce lo aspettiamo. Dio riservò questa prova ad un momento di maturità dello spirito, prima sarebbe stato impossibile sopportarla. Ero disposta a ricevere tutte le pietre, ma non ho permesso che facessero alcun male alle mie figlie.
Nell’ ottobre del 1837, davanti all’immagine di Cristo Crocifisso, ho percepito che le mie mani erano vuote.
Le stesse mani che avevano lavato quelle giovani, che accarezzavano i loro visi, asciugavano le lacrime che si ostinavano a cadere a causa della sofferenza e del dolore, mani che insegnarono a scrivere...Ho pianto molto all’inizio, la notte oscura faceva i conti con me e l’abbandono ha invaso il mio cuore. Ma, in questo momento, ho compreso che se il seme di grano non cade e muore, non tornerà a dare frutti, compresi che l’amore eterno è esposto nella croce e che i sentieri di Dio sono sorprendenti. E’ necessario lasciare il remo nelle mani di Dio, per riuscire ad attraversare il “grande oceano”. Attraverso Dio, iniziavo a comprendere la vita. La danza della vita avanzava al ritmo di Dio. Io dovevo seguire il cammino di Dio, non il mio.
Confesso che fu una abnegazione terribile, come una forte tempesta. La presenza di Giovanni e delle tre compagne che mi seguirono, mi aiutò a sopportare quel momento di dono totale e senza limiti che Dio mi stava chiedendo. Poichè, solo i veri amici riamangono con noi nell’ora della sofferenza e della prova e non solo nell’ora della felicità.
Ancora una volta , seguivo il cammino indicato da Dio. Non importava la direzione; mi sentivo libera come un passero di attraversare l’orizzonte, sperimentando la generosità del Padre. Coloro che percorrono con lui il cammino della salvezza, ne condividono la sofferenza, liberi del peso e camminando più veloci.
Accompagnata da Giovanni e dalle mie compagne, siamo arrivati a Ronco, paese d’origine di Giovanni. Anche lui meritava di tornare a calpestare la sua terra e a sentirsene accolto, poichè, aveva vissuto con molti sacrifici. Per questo motivo ci siamo fermati li alcuni giorni... Queste strade tortuose ci hanno lasciato con calli ai piedi, ma ci hanno condotto allo Spirito Divino.


“Io so che posso essere fedele a Dio
appoggiato alla sua propria fedeltà, perchè Lui si donò per me
(HP)











Subito dopo il nostro arrivo, le persone ci hanno invitato ad occuparci delle bambine del paese, ciò che, fin dall’inizio, era nostra intenzione. Giovanni iniziò a lavorare, impegnandosi a restare più tempo nel luogo. La vita era tranquilla e potevamo riposare abbastanza. Le giovani che mi accompagnarono desideravano vedermi impegnata nell’ideale della consacrazione. Per questo, dopo molta preghiera, abbiamo condiviso lo stesso sogno, decidendo di consacrarci a Dio e di dedicarci alle giovani e ai bambini che avevano bisogno di aiuto in tutti i sensi.
Vedevo nella decisione della nostra piccola comunità, manifestarsi la volontà di Dio. Il suono della campanella annunciava i momenti migliori della giornata: alzarsi, pregare, mangiare...L’ambiente silenzioso di Ronco si trasformava in una grande sinfonia, nonostante le urla dei bambini, delle classi, delle sorelle e della preghiera, li di fatto il silenzio regnava. La notte, mentre tutti dormivano, io mi alzavo in silenzio e andavo in cappella. Riponevo tutta la mia fiducia in Dio e Lui mi si presentava, lasciandomi alzare in volo. Quando meno me lo aspettavo,già era giorno.
Comprendemmo che la vita è piena di meraviglie e bellezza. Pertanto, dovevamo rendere grazie a Dio per tutto, così, noi ci univamo in una sola preghiera, una sola fede.Ci sentivamo felici, poichè, i nossi sogni e le nostre speranza si realizzavano nelle nostre mani.
Molte volte, dovevo assentarmi per recarmi in altri luoghi in cui chiedevano la mia presenza, mi chiamavano anche a Pavia. Li, in un’altra casetta, accogliemmo molte bambine, che allargavano le labbra in bei sorrisi.
Ho sofferto tanto quando ho dovuto lasciarmi tutto alle spalle. Obbligata a disfarmi di quei momenti tanto importanti della mia vita, era come se mi togliessero la pelle...ma adesso, Dio mi aveva donato momenti di piacere, di amore.
Le mie forze si indebolivano, così mi abbandonavo nelle mani di Dio come uno strumento fedele. Sono scesa alla casa del vasaio e mi sono lasciata modellare da Lui.
Ho scritto norme per le mie figlie. Vedevo la traiettoria della loro vita come una luce, che scompariva nell’immensità del cammino e cominciava un’avventura nuova, un nuovo orizzonte.
Si avvicinava il giorno21 di marzo... avevo proposto che questo giorno fosse destinato all’incontro con l’Amore. Ho riunito le bambine e le giovani compagne in un luogo, in silenzio. Anche Giovanni era presente. In quel giorno, egli si è congedato da me, provocandomi un nodo in gola, un piccolo momento di intimità! Quante rinuncie per un amore sublime...E le mie figlie, quelle figlie che tanto desideravo.
Piangevano, pregavano...il mio sguardo rimase fisso in un raggio di luce, i miei orecchi già non sentivano più il loro gemito. La fede mi sorprese nelle braccia del Padre e vidi saziati tutti i miei desideri nell’Amore! Era tutto un chiarore. Era l’eternità.
Qui non c’è passato nè futuro. Tutto è presente. Vivo in una calma dinamica. La mia abitazione è nella pace infinita.






“Amiamo con tutte le nostre forze,
al di la delle nostre forze,
fino a perderci nell’atto stesso di amare.
Così si apriranno nel nostro petto
Le ali della risurrezione
(HP)

domingo, 5 de junho de 2011

ORAÇAÕ



Sejamos sinal de Cristo ressuscitado.
“Sim, Senhor, Tu sabes que eu te amo”...
Tu nós confias a missão da pesca...
libertar todos os homens e as mulheres
que vivem mergulhados no mar da escravidão.
Nós também trabalhamos durante a noite
( quantas vezes queremos fazer as
coisas sozinhos...e aí...não pescamos nada...
o nosso trabalho não da fruto).

As vezes estamos desorientados,
decepcionados...
Mas , Tu nos dizes, sem Mim não podeis fazer nada...( Jo15, 5).
Mas tu chegas...a manhã da luz...
a tua presença ilumina todo...
e nos perguntas: tendes alguma coisa de comer?
Tu nos das as indicações para jogar as redes...
e o fruto da docilidade e uma pesca abundante
e generosa.
A Tua presença viva faz o milagre!
E quando estamos próximos,
como o discípulo amado,
estamos em sintonia contigo,
vemos os sinais que Te identificam...
e te reconhecemos...

Tu nos acolhes com o pão do Amor,

e preparas o nosso coração
para fazer a nossa declaração:
“Senhor, Tu sabes que eu te amo”...
Porque sabemos que estás no meio de nós,
que Tu es o centro ...
que nós queremos Te seguir pelo caminho do amor,
da entrega
do serviço.
Obrigada porque Tu acompanhas
os nossos esforços,
nos orientas e nos animas.
Tu es o nosso alimento...
que tomemos cada vez uma consciência
mais viva da tua presença amorosa
e vivificadora ao nosso lado.
Que na vida comunitária e na missão
sejamos sinais do Teu amor,
sinais de esperança,de salvação,
de vida Nova...
porque Tu estás presente vivo
e ressuscitado em qualquer lugar onde houver amor,
partilha,
doação,
entrega,
paz...e todo sinal que seja geradora de vida...
Obrigada, Senhor pela tua presença...
ORAÇAÕ

Sejamos sinal de Cristo ressuscitado.
“Sim, Senhor, Tu sabes que eu te amo”...
Tu nós confias a missão da pesca...
libertar todos os homens e as mulheres
que vivem mergulhados no mar da escravidão.
Nós também trabalhamos durante a noite
( quantas vezes queremos fazer as
coisas sozinhos...e aí...não pescamos nada...
o nosso trabalho não da fruto).

As vezes estamos desorientados,
decepcionados...
Mas , Tu nos dizes, sem Mim não podeis fazer nada...( Jo15, 5).
Mas tu chegas...a manhã da luz...
a tua presença ilumina todo...
e nos perguntas: tendes alguma coisa de comer?
Tu nos das as indicações para jogar as redes...
e o fruto da docilidade e uma pesca abundante
e generosa.
A Tua presença viva faz o milagre!
E quando estamos próximos,
como o discípulo amado,
estamos em sintonia contigo,
vemos os sinais que Te identificam...
e te reconhecemos...

Tu nos acolhes com o pão do Amor,

e preparas o nosso coração
para fazer a nossa declaração:
“Senhor, Tu sabes que eu te amo”...
Porque sabemos que estás no meio de nós,
que Tu es o centro ...
que nós queremos Te seguir pelo caminho do amor,
da entrega
do serviço.
Obrigada porque Tu acompanhas
os nossos esforços,
nos orientas e nos animas.
Tu es o nosso alimento...
que tomemos cada vez uma consciência
mais viva da tua presença amorosa
e vivificadora ao nosso lado.
Que na vida comunitária e na missão
sejamos sinais do Teu amor,
sinais de esperança,de salvação,
de vida Nova...
porque Tu estás presente vivo
e ressuscitado em qualquer lugar onde houver amor,
partilha,
doação,
entrega,
paz...e todo sinal que seja geradora de vida...
Obrigada, Senhor pela tua presença...